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E’ risaputo che per meno di tre anni, dal giugno 2001 al marzo 2004, quattro Sukhoi Su 25, tre della versione monoposto K ed uno della versione biposto UB hanno prestato servizio con i colori della Forza Aerea della Macedonia operando dall’aeroporto di Petrovec, non distante dalla capitale Skopjie.
Per i fotografi specializzati non sono state molte le occasioni di immortalare questi velivoli così insoliti per la ex Jugoslavia, tra l’altro velivoli che hanno preso parte al breve conflitto che nel 2001 venne risolto con l’intervento della NATO, effettuando il loro ultimo volo di guerra il 13 agosto 2001.
Nel mese di novembre 2002, consapevole che i Sukhoi, rustici assaltatori sovietici, non avrebbero avuto futuro nella Forza Aerea macedone, raggiunsi la base aerea di Petrovec per incontrare il personale del 101 ACH ed assistere ad alcuni voli programmati del velivolo giunto in tutta fretta dall’Ucraina appena un anno prima.
Per sapere perché proprio il Frogfoot fosse stato scelto da una Forza Aerea come quella macedone, nata solo una decina di anni prima, e che teoricamente non necessitava di un aereo di quel tipo, è indispensabile ricordare alcuni avvenimenti che ebbero luogo in rapida successione nel paese balcanico.
La Repubblica di Macedonia fu fondata il 7 novembre 1991 dopo il collasso della Jugoslavia e il 10 giugno nacque la sua Forza Aerea, la Makedonsko Voeno Vozduhoplovstvo i Protivvozdushna Obrana con acronimo VV i PVO ARM. Naturalmente la Repubblica Federale di Jugoslavia ritirò gli oltre 30 velivoli presenti a Petrovec, inquadrati in tre Squadriglie (241,247 e 254) della Brigata Aerea 98 .
I vari Orao, Jastreb e gli elicotteri Gazelle, sia in volo che via terra raggiunsero altre basi della Federazione, fortunatamente le operazioni avvennero in seguito ad accordi e senza ostilità delle parti contrapposte, come era avvenuto del resto per tutta la nascita della nuova Repubblica di Macedonia.
A causa però dell’embargo che venne decretato per tutti gli stati della ex Jugoslavia, la neonata Forza Aerea per iniziare regolari operazioni dovette procurarsi velivoli rivolgendosi alla flotta civile della Unione Aeronautica di Macedonia ed al mercato ucraino che attingeva ai velivoli disponibili nella ex Repubblica Sovietica e dichiarati surplus.
Si creò così una flotta alquanto eterogenea, con l’entrata in servizio di UTVA 66 ed UTVA 75 di proprietà degli Aero Club del paese e quattro elicotteri Mil Mi 17. Questi velivoli assunsero in un primo momento la sigla civile Z3, poi presero la sigla militare FAM seguita da un numero progressivo, quando l’embargo alla Macedonia, che in effetti allora non era un paese belligerante, venne giustamente revocato nel 1996.
La Forza Aerea si dotò anche di quattro Zlin 242L che vennero usati per l’addestramento e la ricognizione.
Ma gli eventi che seguirono resero necessarie scelte decisamente più impegnative e con urgenza.
Nel 2001 avvennero infatti i primi attacchi alle istituzioni statali macedoni da parte di terroristi di etnia albanese dell’NLA (National Liberation Army) e di fuoriusciti del KLA (Kosovo Liberation Army).
Quindi furono consegnati dall’Ucraina in tutta fretta otto Mil Mi 8MT ed un certo numero di Mil Mi 24V “HindE” e Mil Mi 24K “HindG2”, la versione da ricognizione e da osservazione del tiro dell’artiglieria, mentre la Grecia consegnò a titolo gratuito alcuni UH 1H.
L’intento delle parti ostili era quello di far staccare la parte orientale dalla Repubblica di Macedonia ed unirla al Kosovo, ostilità che iniziarono inaspettate nella città di Tetovo dove la popolazione era in maggioranza albanese.
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Divenne necessario scegliere velivoli adatti alla situazione, tenendo conto dell’incertezza sulla durata ed entità dell’attacco terroristico, quindi elicotteri ed aerei che dovevano supportare le truppe speciali macedoni, meglio conosciute come “Tigri”, “Leoni” e “Lupi”.
Alcuni piloti macedoni, tra cui il Maggiore “Bagzy”, che conobbi ed il cui nome non era possibile citare per motivi di sicurezza, vennero allora inviati d’urgenza in Ucraina per acquisire l’abilitazione all’impiego del Sukhoi Su 25 “Frogfoot” che aveva già ampiamente dimostrate le sue capacità in vari teatri bellici, fra cui l’Afghanistan e la Cecenia.
Bisogna ricordare che i piloti macedoni non erano certo dei novellini essendo in possesso della abilitazione a velivoli come il Jastreb, il Galeb e il Super Galeb, l’Orao e il caccia Mig 21.
Le ostilità durarono fortunatamente solo alcuni mesi fino all’intervento della NATO, intervento richiesto dall’allora Presidente Trajkowski al Consiglio Atlantico. L’Operazione “Essential Harvest” dell’Alleanza pose fine di fatto al breve conflitto fino al disarmo completo dell’NLA ed alla firma degli accordi di Ohrid nel agosto 2001. Seguì la più blanda Operazione NATO “Allied Harmony” che era ancora in atto quando visitai Petrovec.
I “Frogfoot” iniziarono le missioni di ricognizione appena consegnati nel giugno 2001 ed operarono spesso in collaborazione con i Mi 24V, pronti ad affrontare l’insidia dei missili FIM-92 “Stinger” e Strela 2M “Grail” di cui sulla carta erano dotati i guerriglieri kosovari. In realtà furono solo gli elicotteri ad essere bersaglio a volte solo dei colpi degli AK47, lasciando i segni sulle fusoliere, comunque nessuno dei quattro velivoli venne perduto nel conflitto.
Sfortunatamente solo il velivolo monoposto codice 121 era operativo il giorno della mia visita; effettuò una breve missione di mezz’ora sul cielo campo e senza carichi alari.
La Forza Aerea che ebbi l’occasione di visitare era allora comandata dal Generale Zvonko Stojanovski, che mi concesse una breve intervista. L’Ufficiale mi ribadì l’intenzione della Macedonia di entrare nella NATO e volle segnalare che la Forza Aerea già faceva parte della PfP (Partnership for Peace) alleanza che eseguiva periodiche esercitazioni come la “Cooperative Key” dove venivano simulati anche scenari di disastri umanitari ed ambientali. Nel maggio dello stesso anno si era svolta presso il vicino poligono di Cojlija una importante esercitazione in cooperazione con la Brigata di paracadutisti 501 “Facons”, emblema delle forze armate della Macedonia.
Dispiegata in una sola base aerea, quella di Petrovac, la VV i PVO ARM nel novembre 2002 aveva i seguenti reparti di volo:
-101 ACH (Avijaciska Cheta) Su25 A e UB 121-124 (attacco al suolo)
-201 POHE (Protiv Oklopna Helikopterska Eskadrila)
Mil Mi 24V (HindE) VAM 201-208 (attacco) Mil Mi 24K (Hind G2) VAM 211-212 (ricognizione e osservazione tiro)
-301 TrHE (Transportna Helikopterska Eskadrila)
Mil Mi 17 VAM 301-304 (trasporto, ricerca e soccorso, evacuazione medica)
Mil Mi 8T VAM 305-308 (trasporto)
-401 ShTH (Shkolsko Trenazna Cheta)
Zlin 242L VAM 101-104 (addestramento)
UH 1H VAM 121 e 122 (addestramento, ricerca e soccorso)
Come era già nell’aria allora i “Frogfoot” vennero in seguito sempre meno impiegati, soprattutto per motivi di bilancio, fino a quando furono definitivamente messi a terra nei primi mesi del 2004 ed infine venduti alla Georgia nel 2005.
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Foto e testo di Elio Viroli
Novembre 2002

English translation

It is well known that for less than three years, from June 2001 to March 2004, four Sukhoi Su 25, three of the single-seater version K and one of the two-seater version UB served in the colours of the Macedonian Air Force operating from Petrovec Airport, not far from the capital Skopjie.
There have not been many opportunities for specialised photographers to capture such unusual aircraft for the former Yugoslavia, including aircraft that took part in the short conflict that was resolved in 2001 with the intervention of NATO, carrying out their last war flight on 13 August 2001.
In November 2002, aware that the Sukhoi, rustic Soviet attack aircraft, would have no future in the Macedonian Air Force, I reached the Petrovec air base to meet the staff of 101 ACH and attend some scheduled flights of the aircraft rushed from Ukraine just a year earlier.
To know why the Frogfoot was chosen by an Air Force like the Macedonian one, born only about ten years before, and that theoretically did not need a plane of that type, It is essential to recall certain events which took place in rapid succession in the Balkan country.
The Republic of Macedonia was founded on November 7, 1991 after the collapse of Yugoslavia and on June 10 was born its Air Force, the Makedonsko Voeno Vozduhoplovstvo i Protivvozdushna Obrana acronym VV i PVO ARM. Of course, the Federal Republic of Yugoslavia withdrew the more than 30 aircraft present at Petrovec, classified in three Squadrons (241,247 and 254) of the Air Brigade 98 .
The various Orao, Jastreb and Gazelle helicopters, both in flight and by land reached other bases of the Federation, fortunately the operations happened as a result of agreements and without hostility of the opposing parties, as was the case throughout the birth of the new Republic of Macedonia.
However, because of the embargo that was imposed on all the states of the former Yugoslavia, The newly formed Air Force had to procure aircraft from the civilian fleet of the Union of Macedonian Air Force and from the Ukrainian market that drew on the aircraft available in the former Soviet Republic and declared surplus.
A somewhat heterogeneous fleet was created, with the entry into service of UTVA 66 and UTVA 75 owned by the country’s Aero Clubs and four Mil Mi 17 helicopters. These aircraft first assumed the civilian serial Z3, then took the military FAM followed by a progressive number, when the embargo on Macedonia, which in fact was not a belligerent country at the time, was rightly lifted in 1996.
The Air Force also had four Zlin 242L aircraft which were used for training and reconnaissance.
But the events that followed necessitated much more demanding and urgent choices.
In 2001, there were the first attacks on Macedonian state institutions by ethnic Albanian terrorists from the NLA (National Liberation Army) and KLA (Kosovo Liberation Army) exiles.
Then eight Mil Mi 8MT and a number of Mil Mi 24V "Hinde" and Mil Mi 24K "Hindg2", the reconnaissance and observation version of the artillery fire, were delivered by Ukraine in a hurry, while Greece delivered some UH 1H free of charge.
The intent of the hostile parties was to detach the eastern part from the Republic of Macedonia and unite it with Kosovo, hostilities that began unexpectedly in the city of Tetovo where the population was mostly Albanian.
It became necessary to choose aircraft adapted to the situation, taking into account the uncertainty about the duration and extent of the terrorist attack, then helicopters and aircraft that were to support the special Macedonian troops, better known as "Tigers", "Lions" and "Wolves".
Some Macedonian pilots, among which the Major "Bagzy", whom I knew and whose name was not possible to cite for safety reasons, were then sent urgently to Ukraine to acquire the habilitation to the employment of the Sukhoi Su 25 "Frogfoot" which had already amply demonstrated its capabilities in various war theatres, including Afghanistan and Chechnya.
It should be remembered that the Macedonian pilots were certainly not novices being in possession of the habilitation to aircraft like the Jastreb, the Galeb and the Super Galeb, the Orao and the fighter Mig 21.
Fortunately, the hostilities lasted only a few months until the intervention of NATO, requested by then President Trajkowski to the Atlantic Council. The Alliance’s "Essential Harvest" operation effectively ended the short-lived conflict until the NLA was fully disarmed and the Ohrid Accords were signed in August 2001. The mildest NATO operation "Allied Harmony" followed, which was still in place when I visited Petrovec.
The "Frogfoot" began the reconnaissance missions just delivered in June 2001 and often operated in collaboration with the Mi 24V, ready to face the pitfall of the missiles FIM-92 "Stinger" and Strela 2M "Grail" on paper were gifted the Kosovar guerrillas. In fact, it was only the helicopters that were sometimes targeted only by AK47 shots, leaving marks on the fuselages, however none of the four aircraft were lost in the conflict.
Unfortunately only the single-seater aircraft code 121 was operational on the day of my visit; carried out a short mission of half an hour on the field sky and no wing loads.
The Air Force I had the opportunity to visit was then commanded by General Zvonko Stojanovski, who gave me a brief interview. The Officer reiterated to me the intention of Macedonia to join NATO and wanted to report that the Air Force was already part of the PFP (Partnership for Peace) alliance that performed periodic exercises such as the "Cooperative Key" where scenarios of humanitarian and environmental disasters were also simulated. In May of the same year an important exercise in cooperation with the 501 "Facons" parachute brigade, emblem of the Macedonian armed forces, was held at the nearby Cojlija shooting range.
Deployed in a single air base, that of Petrovac, the VV i PVO ARM in November 2002 had the following flight units:
-101 ACH (Avijaciska Cheta) Su25 A and UB 121-124 (ground attack)
-201 POHE (Protiv Oklopna Helikopterska Eskadrila)
Mil Mi 24V (Hinde) VAM 201-208 (attack) Mil Mi 24K (Hind G2) VAM 211-212 (reconnaissance and observation)
-301 TrHE (Transportna Helikopterska Eskadrila)
Mil Mi 17 VAM 301-304 (transport, search and rescue, medical evacuation)
Mil Mi 8T VAM 305-308 (transport)
-401 Shth (Shkolsko Trenazna Cheta)
Zlin 242L VAM 101-104 (training)
UH 1H VAM 121 and 122 (training, search and rescue)
As it was already in the air then the "Frogfoot" were later less and less used, especially for budgetary reasons, until they were finally grounded in early 2004 and finally sold to Georgia in 2005.

Images and text by Elio Viroli
November 2002